Capire come Facebook riesca a trovare i suggerimenti per gli amici è difficile, ma si possono fare delle ipotesi e procedere per tentativi. Tanto per cominciare, una delle due persone (facciamo il caso che siano solo due), potrebbe aver cercato l’altra, senza aggiungerla. Tanto basterebbe a far drizzare le antenne all’algoritmo, suggerendole subito l’una all’altra nella categoria “persone che potresti conoscere”.

Un’altra possibilità invece, prevede un minimo scambio di contatti. Se per esempio le stesse due persone (da qui in poi “Gina” e “Pino”) si fossero scambiati un numero di telefono o un indirizzo email, entrambi utili per accedere a Facebook e Messenger, e se entrambe avessero attivato la condivisione della rubrica, il social network potrebbe dedurre che si tratti di nuove conoscenze.

Se insomma Gina e Pino si fossero scambiati anche solo un contatto, Facebook potrebbe aver colto l’occasione per consigliare loro di diventare amici sulla piattaforma.

Un portavoce dell’azienda, interrogato a riguardo, ha risposto a Vocativ che Facebook non è in grado di osservare chi si scrive, si chiama o si manda email, e di conseguenza che l’algoritmo non potrebbe sfruttare questo genere di informazioni e rendersi utile.

Anche l’ipotesi di un serrato tracciamento online degli utenti è stata ampiamente rigettata dal suddetto portavoce. Le app di Facebook sfrutteranno anche i cookies per suggerire nuove inserzioni agli utenti — ha detto — ma non certo per suggerire loro nuove amicizie. Non solo: non vengono neanche più tracciati i profili in base alla localizzazione per poter proporre nuovi amici tra le persone che fossero vicine a dove l’utente lavora o vive (pare fosse solo un test effettuato anche su una base geografica ristretta).

E quindi? Tutta serendipity? Facebook sostiene che gli strumenti a sua disposizione siano una varietà di fattori, tra i quali: amici in comune, informazioni su lavoro e istruzione (ecco perché insistono tanto sul completamento delle caselle in biografia, evidentemente), adesione ai Gruppi e, ovviamente, tutte le informazioni digitali memorizzate sul telefono e volontariamente condivise con la piattaforma.

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