Chatbot allenati alla negoziazione non solo hanno sviluppato strategie proprie di trattativa, ma anche utilizzato un linguaggio unico e non assimilabile a quello umano.

Succede che l’allenamento del machine learning diventi un allenamento anche per gli umani: a considerare gli imprevisti, e a fare i conti con l’intelligenza artificiale che prende iniziative. Nel laboratorio Facebook Artificial Intelligence Research (Fair), per esempio, i ricercatori al lavoro su chatbot che replicassero conversazioni di negoziazione si sono trovati davanti a risultati inaspettati.

Innanzitutto, i chatbot agent, allenati anche attraverso apprendimento per rinforzo — per la prima volta, dicono i ricercatori — sono stati in grado di sviluppare strategie avanzate per ottenere quello che avrebbero voluto (o dovuto volere?). Per esempio, sono stati in grado di fingersi interessati a qualcosa priva di reale valore, per poi usarla come merce di scambio per il raggiungimento del compromesso. Mostrare di volere una cosa, per poi cederla in sacrificio nella trattativa con l’interlocutore: un “giochino” classico per noi, e ora anche per l’intelligenza artificiale.

i bot hanno cominciato a discostarsi dalle norme scritte iniziando a comunicare in un linguaggio completamente nuovo, quello creato senza un contributo umano. Allenando gli “agenti chatbot” con enormi dataset di trattative tra umani, i ricercatori hanno infatti dimostrato non solo che queste potessero essere replicate dalle macchine, ma superate e migliorate.

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